Affitti brevi, cambiano le regole. «Il check-in va bene da remoto»

“Le case vacanza” di Alessio Ribaudo. Fonte CORRIERE DELLA SERA

Venezia Una delle tante keybox con le chiavi degli alloggi turistici, che permettono agli ospiti l'accesso autonomo
Venezia: Una delle tante keybox con le chiavi degli alloggi turistici, che permettono agli ospiti l’accesso autonomo

Il Tar del Lazio annulla la stretta del Viminale: stop all’obbligo in presenza

Una circolare ministeriale non può contrastare una legge, violare il principio di proporzionalità o contenere un eccesso di potere. Per questo, ieri il Tar del Lazio ha annullato l’atto con cui il Viminale, lo scorso novembre, imponeva ai gestori di affitti brevi l’identificazione de visu. «Non fa venire meno il rischio che l’alloggio possa essere usato anche da soggetti non identificati dal proprietario dopo il primo contatto», osservano i giudici che poi rilevano che la circolare lo giustificava con la crescita delle locazioni brevi, il Giubileo 2025 e una difficile situazione internazionale ma «senza supportare con dati». Già dal 2011 l’articolo 109 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (Tulps) consente di verificare il documento e trasmettere i dati via «Alloggiati Web». Nuovi obblighi, per il Tar, richiedono una legge, non una circolare.

Il ricorso

«La sicurezza non può essere una scusa per rallentare l’evoluzione del settore e caricare di responsabilità improprie chi lavora nel rispetto della legge. Le regole servono, ma devono essere adeguate ai tempi moderni», afferma Elia Rosciano, presidente della Federazione delle associazioni della ricettività extralberghiera, promotrice del ricorso. Il presidente dell’Associazione italiana gestori affitti brevi, Marco Celani, aggiunge: «Nel merito la sentenza spiega che l’obbligo di identificazione de visu è in contrasto con la riduzione degli adempimenti amministrativi a carico di proprietari e imprese»

Le Perplessità

Di segno opposto l’Associazione nazionale funzionari di polizia che, tramite il portavoce Girolamo Lacquaniti, esprime «perplessità nel leggere una decisione che antepone la riduzione degli adempimenti amministrativi alla sicurezza. La circolare mirava a un accertamento sicuro degli ospiti. Al di là delle considerazioni di diritto, resta una grave diminutio in termini di sicurezza nazionale». Anche le polizie locali invocano regole chiare. «Insieme a tutte le altre forze dell’ordine siamo impegnati nel far rispettare l’articolo 109 del Tulps — ricorda Luigi Altamura, comandante della Polizia locale di Verona —. Ora spetta al Viminale valutare l’impatto che le identificazioni da remoto possono avere sulla sicurezza pubblica, senza forzare il perimetro della legalità». Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, si dice «basito dalla sentenza perché resta il tema della sicurezza. Se vai in un hotel devi fornire i documenti ed entro sera noi li inviamo alle questure. Se prendi un appartamento in affitto, ora non più. Se tutti operiamo nello stesso mercato dobbiamo avere regole uguali anche in te ma di sicurezza. Per noi la circolare del Viminale era sacrosanta». Poi domanda provocatoriamente: «Che succederebbe se anche noi ricorressimo per eliminare il riconoscimento de visu negli alberghi?».

Le reazioni

Intanto la sindaca di Firenze, Sara Funaro, ribadisce che «i regolamenti varati in città contro le keybox e per lo stop in area Unesco restano valide». Vito Leccese, primo cittadino di Bari, commenta: «La sentenza non ci lascia per niente tranquilli, ci fa tornare al punto di partenza, senza strumenti per proteggere le nostre comunità». Roberto Lagalla, sindaco di Palermo, aggiunge: «Rispettiamo sempre le norme e accettiamo la possibilità del check-in da remoto».

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